tabula rasa

Letterature comparate e studi culturali


Direzione scientifica: Francesco De Cristofaro, Emilia Di Rocco

Se dovessimo sintetizzare in un’immagine plastica il tratto di strada percorso dalla critica e dalla teoria letteraria nell’ultimo quarto di secolo, ci verrebbe bene in soccorso l’immagine platonica, e poi lockiana, della tabula rasa. Ciò che è da taluni percepito come una debolezza epistemologica – quando non come un’assenza di paradigma – consiste, in realtà, in un’apertura dialettica ed eclettica a saperi, linguaggi, culture diverse. Senza ingenuità né entropia, ma con il sussidio dei metodi: che devono costituire la scatola leggera degli attrezzi e degli strumenti per comprendere i testi, non per piegarli a partiti presi. A partire dalla crisi dello strutturalismo, le letterature comparate hanno abbattuto o indebolito, una dopo l’altra, innumerevoli frontiere: geografiche (in nome di un modello di sovranazionalità che nel tempo della globalizzazione appare irrinunciabile), disciplinari (raffinando e mettendo a sistema l’intersezione con la storia, con la filosofia, con l’estetica…), artistiche (per cui non solo il dialogo inter artes, ma anche quello con gli altri media vengono ormai considerati cruciali nella produzione del senso e nell’interpretazione); e molto altro.
«tabula rasa», dunque, non come la figura di una impossibile e indesiderabile verginità intellettuale, ma, al contrario, nel segno di una libertà positiva e porosa, in grado di farsi guidare dinamicamente sia dalla teoria che dalla storia, interrogando le forme e le ideologie che ad esse soggiacciono.