Riabitare il quartiere fragile
Cinzia Didonna
Il progetto di architettura è interpretato come un processo di conoscenza e trasformazione, fondato sull’ascolto dell’esistente e sulla sua capacità di generare nuove forme di abitabilità. L’ipotesi alla base della ricerca è che i contesti fragili – segnati da discontinuità insediativa, obsolescenza e marginalità sociale – possano divenire luoghi di sperimentazione progettuale attraverso la valorizzazione del costruito e delle pratiche quotidiane dell’abitare. Assumendo che l’esistente costituisca una risorsa materiale e immateriale da cui avviare processi di rigenerazione, la ricerca elabora strumenti teorici e operativi per un progetto capace di misurarsi con la complessità del reale, sostituendo alla logica della demolizione quella della permanenza e del riuso. L’analisi del quartiere Case Nuove di Rosarno, condotta attraverso due atlanti – uno morfologico-descrittivo e l’altro fenomenologico-interpretativo – diviene terreno di verifica per un metodo fondato su osservazione, interpretazione e progetto, restituendo la dimensione tangibile e intangibile dei luoghi fragili e mettendone in luce le potenzialità trasformative. La finalità non è prescrittiva ma euristica: proporre un repertorio aperto di strategie e strumenti per il progetto dell’esistente, capace di restituire senso e qualità all’abitare nei territori vulnerabili. In questa prospettiva, Riabitare il quartiere fragile si configura come un contributo critico al dibattito contemporaneo sull’abitare, riaffermando il ruolo dell’architettura come pratica di ascolto e rigenerazione, in grado di trasformare la fragilità in occasione progettuale e di rinnovata abitabilità.