Costretto ad abbandonare Parigi dopo il crollo del Secondo Impero, Primoli si rifugia a Roma che, diventata da poco la capitale del regno d’Italia, si sta trasformando da città eterna a capitale laica. L’autore confida alle pagine del suo diario il senso di spaesamento rispetto a una città nella quale non ha ricordi né punti di riferimento e dove non riesce a immaginare un futuro, ma verso la quale volge uno sguardo incuriosito e attento, tracciandone un ampio affresco, in un costante paragone con Parigi e il suo fermento culturale. La nostalgia di Parigi lo invade spesso fino a quando, nel 1879, la morte del principe imperiale vanifica il suo sogno di potersi di nuovo stabilire in Francia. Il tragico evento sarà la chiave di volta che permetterà a Primoli di rinsaldare il suo rapporto con Roma e di diventarne un protagonista nei decenni successivi.