Definire il gioco è complesso e spesso si tende a farlo per negazione: il gioco non è serio, non è reale, non produce un valore tangibile. Questo approccio non permette di comprendere cosa sia e che funzione abbia. Nonostante ancora non esista una “ludologia”, ovvero una disciplina che studi i giochi e il gioco con un approccio specifico, tuttavia se ne trovano tracce già nel pensiero degli antichi filosofi e gli attuali modelli concettuali di riferimento sono validi e trasversali a numerose discipline: dall’antropologia alla psicologia, dalla storia alla matematica, fino alle tecniche di game e gamification design. Lo scenario post-digitale, caratterizzato dall’espansione esponenziale di tecnologie che interagiscono con gli esseri umani, suggerisce una rinnovata idea del gioco come strumento cognitivo, riflessivo, o anche liberamente ideato come fine a sé stesso. In questo contesto ritrovare in forma semplice e diretta una filosofia del gioco diventa utile e necessario. Il libro ripercorre i testi di filosofi “del gioco” dall’antichità al XIX secolo, per lasciare spazio in un successivo volume a quelle del XX e del XXI secolo.